IMMIGRAZIONE: UNA SEMPLICE SOLUZIONE AL PROBLEMA, Decine di migliaia gli immigrati clandestini, centinaia i morti in mare: come fermare tutto questo?

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view post Posted on 20/4/2015, 12:32
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L'immigrazione clandestina rappresenta un grave problema che necessita di una soluzione forte e decisa. Ogni anno decine di migliaia di clandestini arrivano in Europa, prevalentemente in Italia e sempre più muoiono in mare, chi per colpa di un naufragio, chi per condizioni o divergenze religiose a bordo degli scafi.

In tutto questo, le organizzazioni criminali guadagnano cifre assurde e riescono a posizionare criminali sul territorio italiano (e non solo), con addirittura il sostegno economico degli stati ospiti.

E cosa fa la politica davanti a tutto questo? Crea associazioni di accoglienza e orientamento "no profit" che in realtà guadagnano e speculano in attività di veicolazione dei voti.

Come porre fine a tutto questo? Proviamo ad applicare l'analisi del "problem solving":

CITAZIONE
1. percezione e individuazione di un problema
2. definizione del problema
3. analisi del problema e divisione in sottoproblemi
4. formulazione di ipotesi per la risoluzione del problema
5. verifica della validità delle ipotesi
6. valutazione delle soluzioni
7. applicazione della soluzione migliore

PERCEZIONE E INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
L'immigrazione è un problema, come già spiegato nella introduzione. Saltiamo pertanto la fase della percezione ben consci che il problema è sentito da tutti. Per quanto riguarda l'individuazione, è evidente che il problema inizia con le condizioni di "viaggio" per poi arrivare fino alla mancata integrazione con i paesi ospitanti che provoca sia disagi economico sociali che una frattura tra residenti e immigrati.

DEFINIZIONE DEL PROBLEMA
Il problema della immigrazione è legata alla fuga da paesi devastati da povertà, criminalità, regimi politici spietati e guerre di gruppi sempre più numerosi di persone che cercano asilo in paesi in cui approdano fuori da canali legali (studio, lavoro, turismo) spesso poggiandosi e vendendosi ad organizzazioni criminali, senza un piano di integrazione del paese ospitante.

ANALISI DEL PROBLEMA E DIVISIONE IN SOTTOPROBLEMI
Per sintetizzare, quando in un paese ci sono condizioni sovrumane, risulta quasi disumano pensare di chiudere le frontiere e dire agli abitanti (tra cui donne e bambini) "morite nel paese vostro". E' anche vero che la soluzione DEVE partire da misure locali che stabilizzino la situazione politica e l'economia, perchè la fuga aumenta i problemi di chi resta. Il vero problema pertanto è permettere che questi paesi abbiano condizioni economiche e sociali INACCETTABILI ma una volta che i "disperati" scappano, allora si apre un nuovo problema: l'IMMIGRAZIONE. Volendo soffermarci al solo "sottoproblema" della immigrazione, questo a sua volta presenta tante sfaccettature:
- il finanziamento alle associazioni criminali per il trasferimento in altro paese
- il contratto di "schiavitù" degli immigrati verso i loro "liberatori"
- l'integrazione sociale e culturale con i paesi ospitanti
- l'impatto economico sempre crescente della immigrazione sul paese di approdo
- la "contaminazione" europea degli impatti negativi della immigrazione
- l'isolamento dei paesi mete principali di immigrazione che non fa altro che aumentare il danno dell'immigrazione verso quel paese
- l'aumento della criminalità legata a mancata integrazione e rispetto dei contratti di "schiavitù"
- il rischio terrorismo in assenza di controlli locali e consentendo l'approdo di "gruppi"
- l'inammissibilità dello status di "rifugiato/perseguitato" verso "chiunque scappi"

FORMULAZIONE DI IPOTESI PER LA RISOLUZIONE DEL PROBLEMA
- ipotesi "assistenzialista locale", cioè "ogni stato si prende cura di chi arriva". Immaginate 20.000 arrivi a Malta, che fa 400.000 abitanti: si avrebbe un aumento delle tasse del 100% solo per gestire l'immigrazione, con un collasso del paese. Inammissibile!!!
- ipotesi "affondiamo i barconi": sicuramente sarebbe un grosso disincentivo, ma umanamente e moralmente è discutibile, per molti inammissibile.
- ipotesi "vengono e poi se vogliono lavorare bene, altrimenti sono rifugiati e vanno rispettati": ok per il dramma, ma già ti consento di scappare da esso, non puoi pretendere di avere vitto e alloggio gratis a vita e di delinquere. Cosa hai più di un "residente"??? Integrazione poi vuol dire quello: stessi diritti, stessi doveri.
- ipotesi "non possiamo spostarli": tu scappi, per te un posto in cui puoi avere una nuova vita deve valere un altro. Quindi, se permetti, magari decido io dove sistemarti per far si di creare un "impatto negativo" minore.

Tutto questo porta alla seguente ipotesi:

Piano di accoglimento e integrazione territoriale e sociale per rifugiati politici, perseguitate, vittime di guerra e immigrati provenienti da paesi non-UE in genere

Scopo del documento
Lo scopo del presente documento è quello di predisporre un modello welfare per l’immigrazione, e cioè un piano di accoglimento e integrazione sociale e territoriale per tutte le vittime delle situazioni politiche e sociali nei propri paesi di origine, per coloro che chiedono lo stato di rifugiati o perseguitati politici e, in genere, per tutte le persone che giungono in territorio UE come immigrati e non come lavoratori o turisti.

Focus sull’immigrazione
L’immigrazione oggi è sempre più spesso vista come problema dai cittadini dei paesi interessati dal fenomeno in ingresso. Al contempo, è sempre più evidente il fenomeno della immigrazione incontrollata per fuggire da paesi ritenuti non più idonei per dimorare, spesso chiedendo uno status di rifugiati o perseguitati politici difficile da verificare.

Indipendentemente dalle motivazioni è evidente che in molti paesi le condizioni sociali e ambientali diventano talmente difficili e pericolose da spingere molte persone a lasciare il proprio paese, spesso affidandosi a organizzazioni malavitose per compiere questa fuga.

Prima di essere immigrati, questi soggetti sono esseri umani, persone, spesso padri di famiglia, donne incinta e minori che hanno bisogno di opportuna tutela.

Il ruolo dell’Italia e dell’UE
Il fenomeno dell’immigrazione non è un fenomeno “endemico “ italiano né di nessun altro paese di destinazione, ma è un problema locale dei paesi di partenza.
Fermo restando che non può esistere una soluzione definitiva al problema che non preveda importanti investimenti e interventi sui paesi devastati da guerre o da regimi incapaci di garantire i basilari diritti dell’uomo, è necessaria una azione dei paesi ospitanti finalizzata a favorire l’ingresso e l’integrazione degli immigrati.

Attraverso un processo controllato e un programma di integrazione, è possibile offrire a queste persone reali possibilità di iniziare una nuova e vera vita in un nuovo paese. Di contro, senza un preciso piano di integrazione, si rischia solo di vedere una immigrazione selvaggia e incontrollata che non fa altro che esporre i delicati equilibri del paese di approdo ad oggettive difficoltà organizzative.
Per quanto riguarda i paesi dell’Unione Europea, è quindi fuori di dubbio che una gestione non adeguata del fenomeno in uno qualunque dei paesi facenti parte dell’UE potrebbe avere pesanti ripercussioni sociali, economiche e finanziarie su tutti i paesi membri.

Diventa dunque necessaria un modello di welfare unico e condiviso per il fenomeno in questione, in grado di prevenire potenziali problemi e di trasformare il fenomeno in una opportunità per tutti.

Possibilità di integrazione
Sempre più esponenti politici dei vari paesi membri della UE parlano degli immigrati come di importanti risorse, anche dal punto di vista lavorativo ed economico. Ed è da questa importante indicazione che parte l’idea alla base del piano di accoglimento e integrazione. Infatti, affinchè possa essere realmente possibile una integrazione sociale e territoriale, è necessario che l’immigrazione avvenga gradualmente sul territorio e in base alle reali capacità di accoglienza dei paesi membri dell’UE.

Come in un piano aziendale di riallocazione delle risorse, con lo stesso principio si possono definire regole che consentano di migliorare l’impatto economico-sociale e l’ingresso nel mondo del lavoro, riducendo sensibilmente i costi di contenimento e gestione del fenomeno.

Paradossalmente, si potrebbe anche agevolare l’ingresso degli immigrati togliendo così importanti risorse alle organizzazioni criminose, andando incontro a minori problemi e costi di gestione, con una sapiente organizzazione che al di là della metafora aziendale presenterebbe un riscontro sul piano umano, dei diritti e della dignità di queste persone, innegabile e riassumibile in una unica parola: integrazione!

Piano di accoglimento e integrazione
Le premesse alla base del presente piano di accoglimento e integrazione sono semplici e innegabili:
• il fenomeno impatta, direttamente o no, su tutti i membri della UE, non solo sui paesi ospitanti
• ogni paese della UE riconosce pari dignità, diritti e opportunità a chiunque
• una reale integrazione richiede reali ed eque possibilità di lavorare e di studiare
• l’unità del nucleo familiare non deve mai essere messa in discussione
• l’unico, vero e innegabile bisogno degli immigrati è la possibilità di una nuova vita
• l’integrazione prevede uno sforzo da entrambe le parti

Alla luce di quanto detto, l’unico modo per garantire agli immigrati una reale possibilità di integrazione sociale e territoriale è quello di riallocare gli stessi immigrati nei vari paesi membri della UE, in funzione di indici di ricettività capaci di sintetizzare e la disponibilità del mercato del lavoro e l’impatto demografico e territoriale.

Gli immigrati che approdano sul territorio dell’UE, pertanto, devono essere riallocati territorialmente tra i vari paesi membri in funzione di questi indici di ricettività, fermo restando l’indissolubilità del nucleo familiare, riconosciuto come genitori con figli minori di 27 anni, e ancora in presenza di parenti non autosufficienti e, opzionalmente, anche in caso di parenti con età superiore ai 50 anni, per i quali è presupponibile una oggettiva difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e nel sistema pensionistico.

I nuclei così individuati dovranno quindi essere smistati tra i paesi membri rispettando la capacità annua di ognuno di essi.

Gestione del piano
Ogni paese membro della UE dovrà predisporre, adeguatamente sparsi sul territorio, degli Immigrants Hub (IH), ovvero dei centri di gestione logistica degli immigrati. Quando un immigrato arriva in un paese membro della UE, questo dovrà essere trasferito in un IH entro 24 ore per poter provvedere alla implementazione del piano di cui al presente documento.

Per consentire una gestione condivisa e centralizzata, sarà creato un European Register Of Immigrants (EROI), in cui gli immigrati saranno censiti entro 24 ore dal loro arrivo. Il registro conterrà, tra le altre cose, le foto, il nucleo dichiarato, dati di arrivo (paese, giorno, ora), impronte digitali, e la “trasferibilità”, ovvero l’idoneità fisica dell’immigrato ad affrontare il viaggio verso altro paese di destinazione entro 72 ore dall’arrivo.

Il registro, per tutti i nuclei trasferibili, designerà un paese di destinazione e lo stesso dovrà provvedere a sue spese al trasporto del nucleo familiare presso un proprio IH. Ogni paese sarà quindi responsabile secondo le politiche del proprio welfare, per l’integrazione sociale ed economica dei nuovi ospiti.
Per garantire l’indissolubilità dei nuclei familiari e le situazioni straordinarie, è prevista una “tolleranza ricettiva” per ogni paese fissata al 10% della propria percentuale ricettiva.

In caso di mancata “trasferibilità” il nucleo familiare resterà nel paese di arrivo, fatti salvi i casi in cui il paese di arrivo abbia già superato la tolleranza ricettiva, nel qual caso la trasferibilità può essere differita, sempre in presenza di idoneità fisica al trasferimento entro 15 giorni dall’arrivo. Se trascorsi i 15 giorni dall’arrivo continuano a mancare i presupposti di trasferibilità, il paese di arrivo diventerà il paese di destinazione anche in caso di superamento della tolleranza ricettiva.

Decadenza del diritto di permanenza
Come detto, l’integrazione prevede uno sforzo da entrambe le parti. Questo si traduce con poche e semplici regole che gli immigrati devono rispettare, pena il decadimento di ogni diritto di permanenza in qualunque paese membro della UE, siano essi semplici immigrati che rifugiati o perseguitati, con conseguente e immediata espulsione.

Gli immigrati dovranno risiedere nel paese di destinazione per tre anni e farsi carico dei parenti del nucleo familiare dichiarato, cioè anche di genitori, zii o qualsiasi altro parente non autosufficiente o con età superiore ai 50 anni dichiarato come parte del nucleo familiare. L’abbandono o un qualunque atto di violenza verso uno dei membri dichiarato nel nucleo familiare comporta la decadenza al diritto di permanenza in uno qualunque dei paesi membri della UE. La violazione dei confini territoriali del paese di destinazione prima dei tre anni comporta la decadenza del diritto di permanenza. In questi casi l’espulsione non si estende ai membri del nucleo familiare dichiarato.

Gli IH avranno il compito di facilitare il ricongiungimento familiare per i nuovi arrivati. Di contro, l’omessa dichiarazione di figli minori di 27 anni o di parenti non autosufficienti presenti in uno qualsiasi dei paesi EU al momento del censimento comporta la decadenza del diritto di permanenza e la conseguente e immediata espulsione dell’intero nucleo familiare così individuato.

Chiunque, nei primi 5 anni, si renda colpevole di reati penali contro il patrimonio, contro lo stato o di reati di mafia, droga, o atti di violenza contro persone e/o animali, perderà il suo status di immigrato, rifugiato e/o perseguitato con conseguente e immediata espulsione.

Chiunque, nei primi 5 anni, non ottemperi ad eventuali impieghi sociali come più avanti nel presente documento definiti, senza giusta causa più di una volta, perde il diritto alla permanenza con conseguente e immediata espulsione.

In caso di decreto di espulsione, laddove non diversamente esplicitato, il decreto si intende automaticamente esteso a tutti i componenti del nucleo familiare dichiarato; nel caso in cui l’espulso sia l’unico genitore di minori, egli perderà la patria potestà sui minori che saranno così affidati a servizi sociali del paese ospitante; qualora ci sia anche un altro genitore nel nucleo familiare dichiarato, il decreto di espulsione riguarderà anche i minori a meno di una rinuncia della patria potestà anche da parte del secondo genitore con conseguente affido ai servizi sociali del paese ospitante.

Un immigrato che abbia perso lo status e sia stato espulso, non potrà più rientrare in alcun paese membro della UE, pena una nuova e immediata espulsione, qualunque sia il motivo per cui ha abbandonato il paese.
Immigrati già presenti

Al momento dell’approvazione del presente piano, tutti gli immigrati presenti sul territorio dovranno essere censiti sul sistema EROI, contribuendo all’indice di ricettività effettiva, ovvero essendo computati al fine della determinazione dei paesi di destinazione. Tutti coloro che non hanno un reddito da lavoro superiore a 15.000€ lordi su base annua al momento del controllo e per un minimo di 6 mesi rispetto agli ultimi 18 mesi saranno inseriti nel piano di accoglimento e integrazione, in particolare per quanto riguarda gli obblighi a non spostarsi dal paese e ai motivi di decadenza dei diritti, a far data dal loro censimento. Per coloro che hanno all’attivo una posizione lavorativa, il paese di destinazione sarà quello di attuale domicilio.

Dopo la partenza del piano, qualunque immigrato che sarà trovato sul territorio UE e non censito in EROI, sarà trattato in modo equivalente ad un nuovo arrivo, e quindi trasferito entro 24 ore ad un IH del paese in cui si trova per l’implementazione del piano di cui al presente documento. Tuttavia, per chi viene già trovato sul territorio, gli effetti degli obblighi di non spostamento e dei motivi di decadenza si intendono raddoppiati come validità temporale. Per evitare di incorrere in questa “penale”, agli immigrati sarà dato un tempo limite di 3 (tre) mesi per presentarsi spontaneamente presso un qualunque corpo militare per essere indirizzati al più vicino IH di competenza e inclusi nel presente piano.

Diritto alla nazionalità
Tutti gli immigrati censiti su EROI e che non abbiano perso il diritto di permanenza, dopo 10 anni possono fare domanda di acquisizione della nazionalità del paese di prima destinazione a patto di sostenere un esame di lingua e che possa dimostrare un impiego lavorativo di almeno 60 mesi durante tutto l’arco temporale con un reddito di almeno 13.000€ su base annua e 13 mensilità in uno qualunque dei paesi UE, e con rivalutazione della cifra secondo gli indici di inflazione del paese di produzione del reddito. In caso di trasferimento presso altro paese diverso da quello di prima destinazione, la domanda di nazionalità potrà essere fatta presso il nuovo paese trascorsi 13 anni dal censimento in EROI e dimostrando di possedere i requisiti di reddito ma con riferimento al paese a cui si inoltra la richiesta.

Impiego sociale
Tutti gli immigrati censiti su EROI che a 12 mesi dal loro arrivo non abbiano una posizione lavorativa attiva e che non possono dimostrare redditi di almeno 13.000€ su base annua e 13 mensilità con rivalutazione annua secondo gli indici di inflazione del paese di prima destinazione dovranno essere impiegati dai paesi membri della UE di destinazione nella misura di 20 ore settimanali, non retribuite. Tali ore dovranno essere per metà destinate alla formazione professionale e alla cultura, per metà destinate a lavori socialmente utili, quali ad esempio mense gratuite per gli stessi immigrati senza reddito minimo e per le loro famiglie.

Determinazione dell’indice di ricettività
Come da documento allegato, l’indice di ricettività è la percentuale di immigrati da destinare a ciascun paese, calcolato in proporzione alla estensione territoriale di ciascun paese e con proporzione inversa al tasso di disoccupazione, calcolato annualmente con i dati ufficiali di due anni prima.




VERIFICA E VALUTAZIONE DELLE SOLUZIONI
Lascio a voi verifica e valutazione della soluzione proposta!
 
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Jason B
view post Posted on 20/4/2015, 13:35




"Eravamo in 950, non 700"
Lo rivela un naufrago




Al.Sof. / Catania. Barcone stracolmo di migranti si è capovolto nel Canale di Sicilia. Il testimone è ricoverato al Cannizzaro. Gli scafisti hanno stipato come bestie uomini e donne nella stiva e chiuso il portellone dall'esterno. La Procura etnea ha avviato un'inchiesta. In arrivo al porto 28 superstiti. Le 24 salme sono già a Malta

"Eravamo 950, non 700. Eravamo 950". E' la sconvolgente rivelazione del sopravvissuto al naufragio nel Canale di Sicilia che si trova ricoverato, per patologie nell'ospedale Cannizzaro di Catania. Gli agenti della squadra mobile etnea hanno raccolto la sua testimonianza. E' un cittadino 33enne del Bangladesh, che ha bisogno di cure per "un trauma toraco addominale ed è stato sottoposto a tutti gli accertamenti diagnostici - fanno sapere dalla direzione sanitaria del Cannizzaro - È ricoverato in via precauzionale nel reparto di malattie infettive ma non presenta alcun tipo di patologia. Era molto provato e ha riposato bene. Le sue condizioni di salute sono buone".

"Fra di noi c'erano circa 200 donne - ha aggiunto il testimone - e tra i 40 ed i 50 bambini". Dettagli di un orrore che non sembra conoscere limiti. Perché ai numeri, già terribili, si aggiunge il racconto di quanto accaduto sul barcone prima che si capovolgesse: "Molti di noi sono stati chiusi nei livelli inferiori dell'imbarcazione. Poi hanno chiuso i portelloni per impedire l'uscita". Una crudeltà nota, che contraddistingue i trafficanti di essere umani responsabili delle tragedie più recenti. Dipende da quanto si paga. Coloro che non possono permettersi di spendere più di mille dollari per il sogno di raggiungere le nostre coste vengono costretti a viaggiare stipati come bestie, rischiando una morte orribile anche senza il naufragio. Sono centinaia i migranti già morti in stive che si trasformano in camere a gas per via delle esalazioni di fumo dal vano motori.

Secondo i primi dati raccolti dalla Procura il barcone sarebbe salpato da un porto libico ch si trova a una cinquantina di tchilometri da Tripoli. I migranti naufragati provenivano da varie zone della Africa: Algeria, Bangladesh, Egitto, Ghana, Mali, Nigeria, Senegal, Somalia e Zambia.

"La Procura della Repubblica - si legge ancora nella nota - ha dato direttive perché le operazioni di ricerca e salvataggio abbiano ovviamente precedenza sulle investigazioni. E' comunque iniziata la raccolta delle dichiarazioni dei superstiti a bordo delle navi della Guardia Costiera. Si procede per i delitti di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e reati in materia di traffico di migranti. All'esito delle prime indagini saranno valutate le responsabilità penali e meglio qualificate giuridicamente le condotte".

Le indagini sono condotte dalla guardia costiera, dalla squadra mobile e dallo Sco, il Servizio centrale operativo di Roma. I 28 migranti scampati alla morte, salvati dal mercantile portoghese King Jacob giunto per primo quando è stata fatta la telefonata per richiedere aiuto e che ha assistito al rovesciamento del barcone. Sono in arrivo al porto di Catania in 28 superstiti. I 24 cadaveri recuperati sono stati accolti da Malta stamattina.

Nella zona della tragedia è in corso un'imponente operazione di soccorso composto da 17 unità navali, coordinata dal Centro nazionale soccorso della guardia costiera. Sul posto sono giunti mezzi navali di Malta e numerosi mercantili dirottati nell'area, fra i quali anche alcuni di Mazara del Vallo, che non hanno esitato a rispondere alle richieste di aiuto nonostante il pericolo scampato giovedì scorso dal peschereccio mazarese Airone, salvato dalla nostra marina militare da un più che probabile atto di pirateria ordito da libici vicini all'Isis.
 
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view post Posted on 20/4/2015, 14:00
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Man "I M" Back
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Tratta immigrati, 24 in manette. Guadagni fino a 80mila euro a testa
Una vera e propria «agenzia di viaggi» con trafficanti di braccia umane pronti a vantarsi di guadagnare «anche 80 mila euro a testa» per un barcone con duecento migranti stipati su carrette e gommoni spesso in avaria, col rischio di naufragi messi cinicamente nel conto. Come si capisce da agghiaccianti conversazioni intercettate dalla polizia che, su mandato della magistratura di Palermo, arresta all’alba 24 spregiudicati faccendieri al centro di una rete con basi a Milano, Roma, Bari, Catania e nei centri accoglienza di Mineo, vicino a Caltagirone, e di Siculiana, a due passi da Agrigento. Mediatori e «picciotti» di questa «associazione a delinquere transnazionale» si annidano infatti proprio ai margini dei centri attivati nel nome di una solidarietà di cui questa «agenzia» si fa beffa. Con relazioni e collegamenti diretti fra Italia, Eritrea, Sudan, Somalia e Libia.

Tariffe e guadagni
Nell’indagine... era già emerso che una carretta del mare strapiena di migranti poteva fruttare all’organizzazione anche 1 milione di euro... Sorprendente l’arroganza e la certezza dell’impunità ostentata... Una rete che... tutti impegnati nel recupero del «cliente» che finisce per pagare tre volte questo esodo biblico. Prima, per raggiungere dal centro dell’Africa la Libia. Poi, per i trafficanti di Tripoli e dintorni, per il soggiorno in casermoni dove si attende la traversata. E, infine, arrivati in Sicilia, ecco venir fuori gli ultimi «agenti» che vendono il trasferimento a Milano o Roma per poi proseguire verso il Nord Europa. Con diverse tariffe. Crescenti, secondo la scelta del transfer: treno, pullman o auto, anche per passare il confine con la Germania.
 
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Jason B
view post Posted on 20/4/2015, 14:31




Si gioca con la vita di quelle povere persone, che hanno l'unica colpa di voler scappare da un posto dove non c'è vita..
 
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view post Posted on 20/4/2015, 14:45
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CITAZIONE (Jason B @ 20/4/2015, 15:31) 
Si gioca con la vita di quelle povere persone, che hanno l'unica colpa di voler scappare da un posto dove non c'è vita..

Come detto, serve una analisi a più ampio spettro!!

1. Sono disposti a pagare le cifre di cui sopra in paesi a "reddito zero"
2. Sono disposti a lavorare per le organizzazioni criminali una volta arrivati
3. Non sono disposti a combattere per la loro terra

Ora, noi si siamo stati aiutati dagli "Alleati", ma avevamo i Partigiani e altri combattenti... E non ci siamo tirati indietro neanche durante la Prima Guerra Mondiale!!! I nostri "immigrati" non andavano in America per scappare, ma attratti dal "sogno americano" degli anni 20 e 30, con biglietti acquistati regolarmente, anche se stipati in terza classe...

Il fatto è che tra combattere per il proprio paese e rischiare la vita per un ideale e "farla franca" nella traversata per poi delinquere impuniti in Europa, preferiscono la seconda strada...

E questo è un grande problema...

Poi ci sta anche quello che dici tu: la speculazione sul fenomeno è ALTISSIMA e non solo da parte delle organizzazioni criminali...
 
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view post Posted on 20/4/2015, 14:52
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CITAZIONE (Jason B @ 20/4/2015, 15:31) 
Si gioca con la vita di quelle povere persone, che hanno l'unica colpa di voler scappare da un posto dove non c'è vita..

Concordo.

Però va detta anche una cosa, e lo dico da anti-razzista: dobbiamo smetterla di far passare il messaggio che accogliamo chiunque, ma, soprattutto, smetterla di accettare tutti!

La soluzione è presto detta: sbarcano? Bene, si tengono 2/3 giorni in una struttura per curare chi sta male e mettere in sesto gli altri, poi li si rimbarca su una nave e li si riporta indietro.

Mi dispiace, ma lo dico da anti razzista: negli anni sono aumentati perchè vedono che la gente rimane qua e viene pagata a peso d'oro...
 
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view post Posted on 20/4/2015, 15:04
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CITAZIONE (DrakeDragonDavi @ 20/4/2015, 15:52) 
La soluzione è presto detta: sbarcano? Bene, si tengono 2/3 giorni in una struttura per curare chi sta male e mettere in sesto gli altri, poi li si rimbarca su una nave e li si riporta indietro.

Questa soluzione collide con altre leggi tipo il divieto di espatriare chi è passibile di condanna a morte o torture nel paese di origine. E questi dichiarano tutti di essere vittime di persecuzione politica...

Cosa ne pensi della mia soluzione? Capisco che è lunghetta da leggere, ma se si vuole ragionare su essa, uno sforzo va fatto...
 
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view post Posted on 20/4/2015, 15:45
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Lo dico molto semplicemente, senza leggere gli altri commenti: l'Europa (e possibilmente anche gli USA) deve andare in Libia, deve liberarla dall'ISIS (con le buone o con le cattive) e soprattutto deve aiutarli a creare un governo forte, che possa reggere future invasioni e/o colpi di stato.

Capisco che un intervento, soprattutto se armato, potrebbe costare vite umane, ma è il prezzo da pagare per il menefreghismo dall'Europa dopo il crollo del regime Gheddafi. In pratica ha abbandonato la Libia al suo destino e ha permesso che accadesse tutto questo.

Io sono sempre stato a favore dell'accoglienza e dell'integrazione, ma quando ti accorgi che nell'ultima settimana in Sicilia sono sbarcate 11.000 persone (numeri che ho letto in giro) allora capisci che la situazione è diventata insostenibile, sia con Mare Nostrum sia con Triton.
 
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Jason B
view post Posted on 20/4/2015, 15:59




Il problema e che a volte nemmeno riescono a sbarcare in Sicilia, perchè muoiono provandoci, dopo che sono stati sfruttati ed altro!!

Io non sono un esperto su questo campo e quindi la mia domando può sembrare anche stupida, ma visto che comunque sbarcano lo stesso( se sono fortunati, altrimenti muoiono in mare, mentre altri si arricchiscono con le loro vite) Perchè non mettere ( parlo dell'Europa) Un traghetto per far comunque sbarcare queste persone che stanno scappando? Cosi evitiamo che chi c'è dietro si arricchisca sulla vita di queste povere persone
 
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view post Posted on 20/4/2015, 16:00
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Come ho detto nel mio post introduttivo, l'unica vera soluzione è "in patria", "on field" o vedete come volete chiamarla. Se non ci sono i presupposti per la "liberazione", che sia colonizzazione!!! D'altronde, se un popolo che rispetta "diritti e dignità" di tutti invade un regime in cui gli stessi non sono garantiti, non vedo nulla di male nel gesto sia bellico che di "imposizione culturale".

Detto questo, resto del parere che l'Europa se ne sbatte perchè il problema resta principalmente italiano, sia nella fase di "accoglimento", sia nei costi di supporto logistico. Poi, è vero che molti vanno in Germania e Francia, ma diventa "manodopera al servizio della delinquenza", che se non fosse libica o siriana diventerebbe italiana, tedesca, rumena e cmq europea. Cioè, i criminali li trovi ovunque!!!

Però se si scarica barile non se ne esce e serve coordinare SEPARATAMENTE le due azioni:
- quella nei territori di origine
- quella nei territori di destinazione!!!
 
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Jason B
view post Posted on 20/4/2015, 16:05




Qui si parla, di risolvere i problemi qui o li, ma nel tragitto ne sono morti in 700!!! E c'è chi si e fatto i soldi con quelle 700 vittime!!

Se comunque devono sbarcare, se alla fine arrivano lo stesso, perchè non dargli l'opportunità di arrivare in modo sicuro? Ovviamente con dei controlli molto accurati su chi sale a bordo.

Edited by Jason B - 20/4/2015, 17:09
 
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view post Posted on 20/4/2015, 16:06
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CITAZIONE (Jason B @ 20/4/2015, 16:59) 
Un traghetto per far comunque sbarcare queste persone che stanno scappando? Cosi evitiamo che chi c'è dietro si arricchisca sulla vita di queste povere persone

Quello che dici tu è la versione "semplificata" del "corridoio umanitario". E dopo che arrivano???

Si vede che non hai letto la mia proposta!!! Con la mia proposta attiva il "corridoio umanitario" sarebbe la cosa migliore, dopo la colonizzazione dei territori di origine!!!

Anzi, per vera regola, servirebbero le regole di smistamento sopra unite alle regole sul "lavoro sostenibile" e a poche altre regole di rispetto delle diversità (e divieto di imposizione delle diversità) per rendere il mondo un posto in cui "non importa dove vivi, vivrai sempre allo stesso modo". E quel punto, o Libia o Germania, non cambierebbe niente per nesssuno!!!
 
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"The Phenom" Ntonio
view post Posted on 21/4/2015, 00:40




Partiamo dal fatto che non sono razzista, ma questa situazione sta veramente degenerando.
Qualche anno fa la lega Nord, voleva, come ha "proposto" psycho, di prendere le impronte digitali di tutti gli immigrati che arrivavano in Italia. Seppur il partito politico sopra citato non era di mio gradimento, l'idea era giustissima. Cioè, caro immigrato che vieni in Italia, intanto mi prendo le tue impronte digitali, io Stato ti do la possibilità di trovarti un lavoro (se lo trovi,visto che già non si trova per noi) ti do un tot di tempo, se lo trovi bene,sennò mi dispiace, vai in un altra Nazione. Lo trovi? Bene, lavora, ma stai (come si dice dalle mie parti) con due piedi in uno stivale. Se ti beccano anche a rubare una caramella, sei espulso dall'Italia e ritorni al tuo paese. Io la penso così.

C'è da dire che purtroppo manca tanta informazione anche nei loro paesi, perché si accontentano pagare tantissimo per un viaggio della speranza che spesso è una disgrazia. Oggi sentivo alla radio, che molti scappano per non morire in guerra e sono consapevoli che c'è il rischio di morire sui barconi, ma si "accontentano" morire così che in guerra.

È una situazione veramente disperata,sia per loro che per noi. E come sempre i nostri politici e l'unione europea stanno a guardare.
Certe volte non riesco a capire perché in Italia non si riesce a prendere spunto da quello che fanno in altre nazioni. Esempio:gli altri chiudono le frontiere. Noi invece no, spalanchiamo le porte.Mi auguro che altre tragedie del genere non accadono più nei nostri mari e che,sopratutto, si riesca a trovare una soluzione a questa situazione che veramente è ormai fuori controllo.
 
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view post Posted on 21/4/2015, 08:23
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Eh si, Ntonio, alla fine la mia proposta sopra (grazie per averla letta) somiglia parecchio a quella della Lega, ma mette in campo anche la "ricollocazione" delle risorse sul territorio europeo in funzione degli indici territoriali (tradotto in soldoni: quanto è grande il paese) e occupazionali (meno disoccupazione hai, più te ne prendi), con una formula che, ad esempio, oggi vorrebbe il 5% assegnati all'Italia, il 15% alla Germania, il 11% alla Francia, il 12% alla Svezia e il 9% alla Finlandia che, ricordiamolo, fanno parte anche loro della soluzione.

Inoltre si potrebbero prevederei i cosiddetti "corridoi umanitari" e pattugliamento del Mediterraneo con costi equamente suddivisi sulla base dei suddetti indici. D'altronde, chi sceglie l'Europa lo fa per quel che offre e quindi o davvero usi i siluri per affondare i barconi o ti assumi la responsabilità della tua "appetibilità".

Sul fronte "scappare dalla guerra", io sono solo parzialmente convinto di ciò. Secondo me molto dipende anche dalla impunità ai reati e dall'ingessamento legislativo dettato dalle leggi a difesa dei diritti dell'uomo, per cui alla fine è anche una soluzione di comodo, purtroppo!!!

Con le regole proposte dalla Lega e riviste da me con una logica di integrazione economico-sociale, finirebbe questa "pacchia" e quindi la scelta diventerebbe meno facile: vado a fare la persona onesta, cioè scappo davvero dalla barbarie, o vado a trovare vita facile? Perchè a quel punto, la "malavita" facile verrebbe forse più semplice in paesi della loro area.

Fino a quando gli sarà consentito di fare i "furbi", creeranno il mito dell'Europa e del "devi solo viaggiare" che condanna alla morte o al degrado (e a volte non so cosa sia peggio) migliaia di donne e bambini ogni anno!!!

Inoltre, scusate la lungaggine...

Con un modello di "lavoro sostenibile" come quello da me proposto, in cui l'orario di lavoro diminuisce a parità di salario minimo con il diminuire dell'offerta di lavoro, al fine di avere disoccupazione nulla, con un "innesto" di forza lavoro in un paese automaticamente si avrebbe una riduzione dell'orario di lavoro e un aumento del salario orario, cioè si lavorerebbe di meno guadagnando di più e spostando i costi su aziende e servizi che dovrebbero trovare un nuovo equilibrio tra domanda e offerta di mercato.

Questo comporterebbe due situazioni:
- il lavoro inizierebbe a costare troppo riducendo i guadagni delle aziende e degli investitori (che resterebbero comunque alti!!!) e quindi sarebbero le stesse aziende a voler contrastare il fenomeno. Come? Semplice, cercando di aprire a nuovi mercati. Dove? Indovinate un pò... Nei paesi in questione!!! E quindi pressioni politiche per stabilizzare i paesi e fermare l'emorragia di lavoratori, mantenere alti i profitti e "diversificarli" nei "nuovi" paesi
- i lavoratori di ogni paese farebbero a gara per rendere il proprio paese "meta preferita", perchè più lavoratori ci sono, meno si lavora a parità di stipendio.

Insomma, sia come lavoratori che come aziende diventerebbe una gara a chi rende il proprio paese migliore o migliore il paese degli altri!!!
 
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view post Posted on 21/4/2015, 10:10
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Ripeto, secondo me si pensa e si discute troppo sulle questioni: "Aprire le frontiere", "Chiudere le frontiere", "Accoglierli", "Non accoglierli", "Prendere le impronte digitali", "Vedere quanto ce l'hanno lungo" e cavolate varie e senza pensare che il problema sta alla radice!!!

E' così difficile rendere la Libia un posto abitabile? E' così difficile cacciare l'ISIS che non credo abbiano la forza che vogliono far credere di avere? La prima cosa da fare è dare un motivo ai libici per non scappare!!!
 
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