WWE PRESCELT
CAP.1 "LA CONVOCAZIONE"
Stamford, Connecticut. Camminare per le strade di questa città può essere una cosa normalissima per qualsiasi abitante del suolo americano e non, ma se la persona che cammina per queste strade è un ragazzo di 22 anni proveniente dall’Italia, incappucciato e con uno zaino sulle spalle, allora non è una cosa normale. E se va dritto alla Titan Tower, ancora meno.
Eh già, l’obbiettivo finale del viaggio di quel ragazzo era la sede della WWE. Perché? Il fatto che il ragazzo sia un wrestler è ormai scontato, ma il perché sia lì è ancora oscuro. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, magari facendo un piccolo salto indietro.
*
Brescia, 7 Giorni prima
Era un normale giorno di allenamento nella palestra del centro di Brescia. I vari ragazzi affinavano i propri punti forti e allenavano quelli deboli. Chi ai pesi, chi ai sacchi, chi alla corda, chi sul ring. Alcuni ragazzi ridevano e si scambiavano battute, altri discutevano delle ultime puntate degli show televisivi americani, chi invece parlava con qualche allenatore per capire errori fatti negli ultimi match.
La porta scorrevole si aprì all’improvviso.
Dalla stessa entrò un ragazzo che indossava un paio di pantaloncini e una felpa con cappuccio. Era molto sudato, perché di rientro da una corsa, forse molto lunga.
Tutti si girarono a guardarlo quando entrò. Lui non disse niente, e si avviò verso un angolo della palestra, dove vi era una panca con una corda e un punching ball. Arrivato lì si sedette a recuperare fiato, mentre il resto della palestra tolse lo sguardo da lui e ricominciò con quello che stava facendo prima di interrompersi.
DriiiinIn quel momento, nello studio del capo-allenatore suonò il telefono. Lui rispose subito, e i ragazzi, tramite la finestra che dava sulla palestra, potevano vederlo, ma non sentirlo, poiché le pareti erano insonorizzate. La telefonata durò pochi minuti, in cui però il viso dell’allenatore-capo era bloccato in un’espressione stupita, che si tolse dalla faccia probabilmente per rispondere all’interlocutore all’altro capo del telefono. Pareva però stesse parlando in un’altra lingua, visto il labiale difficile da interpretare per i ragazzi. Finita la telefonata, l’allenatore guardò prima a terra per un lungo, interminabile minuto. Poi guardò verso la palestra, che era tutta interna a guardarlo. Aprì la porta e chiamò i 3 allenatori, urlando poi ai ragazzi di continuare ad allenarsi. I 4 si misero a parlare, e gli allenatori appena arrivati dopo alcune parole del capo-allenatore, rimasero anche loro allibiti. Finita la conversazione uscirono tutti, con in testa colui che aveva risposto al telefono pochi minuti prima. Si diressero verso l’angolo della palestra dove era il ragazzo incappucciato, che ora stava allenandosi dando dei colpi all’attrezzo davanti a se.
- Davide! - disse.
Il ragazzo continuava a dare pugni all’attrezzo, come se non sentisse il capo-allenatore parlargli.
- Davide! - disse di nuovo.
Anche stavolta tutto vano.
- Davide! - urlò.
Il ragazzo si fermò di colpo. Mise le mani sotto il cappuccio e ne tirò fuori due cuffie.
-Boss... Sai i miei metodi di allenamento... - disse, con una voce bassa. - Sai che non voglio essere disturbato per nessuno motivo... -
-Questo motivo vale la pena di averti interrotto. - disse.
Il ragazzo rimase ancora di spalle. Non pensava affatto esistesse un motivo valido per interromperlo.
- Ne dubito altamente... - disse il ragazzo.
- Neanche se ti dico che sei stato contattato per fare un provino alla WWE? -
L’intera palestra si fermò e si girò a guardare il capo-allenatore, tra lo stupore generale.
Davide invece rimase fermo, immobile. Poi rise debolmente, e man mano aumentava di intensità la risata. Poi si fermò di nuovo. Scostò leggermente la testa, girandola un pochino, facendo intravedere solo la bocca sorridente, che si stava aprendo.
- Questo si che è un motivo valido. -
*
Pochi giorni dopo.Nella palestra tutti erano in silenzio, guardando dentro l’ufficio del capo-allenatore. Lì, lui e Davide stavano discutendo dell’imminente partenza del ragazzo.
- Davide, sai che nessuno di noi può accompagnarti, quindi dovrai un po’ arrangiarti. Comunque hai biglietto spesato dalla wwe, quindi l’unica cosa che dovrai fare è raggiungere la Titan Tower come richiesto da loro. - disse l’allenatore.
- Boss, non serve che ti preoccupi... Me la caverò... - disse Davide.
Il Boss sorrise, e si alzò in piedi, arrivando davanti ad alcuni quadretti con delle foto posizionati dietro la sua scrivania.
- Incredibile, uno della nostra palestra convocato per un provino in wwe. Non riesco a crederci. Eppure in cuor mio sapevo che un giorno sarebbe successo. E dire che “Lui” ne sarebbe contento... - disse, guardando una foto raffigurante due ragazzi, ma purtroppo in controluce, e quindi le facce dei due non si riuscivano a vedere.
- Boss... Sai che non voglio si parli di quella persona. - disse Davide, con il volto sempre coperto dal cappuccio.
- Ok, ok, non scaldarti. È stato un piacere allenarti...e allenarVi... - disse, sorridendo.
Davide sorrise. Poi si alzò e si diresse verso la porta.
- Promettimi che non farai i tuoi soliti casini... - disse l’allenatore.
Davide si fermò e alzò il braccio sinistro, la manica si alzò e mostrò un polsino nero. Lo agitò poco, come per salutare, e disse: - Cercherò di trattenermi... forse... - disse, per poi aprire la porta e andarsene, uscendo dalla palestra, tra lo stupore generale di tutti.
L’allenatore riprese in mano la foto e sorrise. - Proteggilo tu, quello sconsiderato. Siete stati come dei figli per me... - disse, accennando alcune lacrime.
*
Stamford, Connecticut, PresenteDavide finì di ripensare a pochi giorni prima. Ora era in un viale che portava alla Titan Tower, e si stava dirigendo verso la porta scorrevole. Mentre andava si fermò un attimo ad osservarla.
- Avrei preferito essere qui con te, ma va bene così... - disse, mettendosi una mano sotto il cappuccio, per poi tirarla fuori e riprendere il cammino.
Arrivato davanti alla porta, entrò, e si ritrovò davanti a un enorme sala d’aspetto vuota, in cui era posizionata una reception, e ai lati alcuni ascensori. Davide si incamminò verso la reception, dove era seduta una segretaria che stava parlando al telefono. Visto l’avvicinarsi di Davide, disse frettolosamente qualcosa per poi posarlo, e il ragazzo si accorse di questo, e sorrise.
- Desidera? - disse la segretaria, con aria sospettosa.
-
I have an appointment for a try-out1- disse Davide, cogliendo di sorpresa la ragazza.
- E chi dovrei annunciare? - disse, ancora più sospettosa, forse per l’aspetto misterioso del ragazzo.
Davide stava per risponderle in un modo scherzoso per farla spaventare ma in quel momento si sentì una voce femminile.
- Davide Masi, proveniente dall’Italia, più precisamente da Brescia, in Lombardia. Mi sbaglio? -
La persona che era entrata era una donna che si aggirava sulla trentina, con i capelli biondi raccolti e gli occhiali, con una cartelletta in mano, sui cui probabilmente aveva tutti i suoi dati. Era probabilmente una persona molto importante. Si avvicinò alla segretaria alla reception, le disse alcune cose, e lei ritornò a lavorare, mentre la segretaria si avvicinò a Davide.
- Ho azzeccato, giusto? Mi presento, il mio nome è Jennifer Collins, e sono la dirigente che la scorterà al provino. Signor Masi, mi può confermare che è lei la persona che cerco? - disse, in tono molto formale, porgendo una mano a Davide.
- Si, e non vedo l’ora di iniziare! - disse Davide, stringendole la mano e facendo vedere un sorriso completo.
Fine primo capitolo
- Le frasi in Inglese scritte in corsivo sono volutamente lasciate in Inglese per dare più enfasi, visto che la storia si svolge in America